DIAGNOSI GENETICA
DELLE INFERTILITA’

Le indagini da eseguire per la valutazione dell’infertilità sono diverse e devono essere valutate sempre con la consulenza di un medico ginecologo e/o genetista. Le analisi che possono evidenziare una problematica che comporta infertilità sono: 

  • Studio Fattore V;
  • Studio Fattore II;
  • Studio Gene MTHFR;
  • PAI-1 4G/5G;
  • Beta Fibrinogeno G-455°;
  • HPA-1 (Human Platelet Alloantigen);
  • Fattore XIII
COS’E’ LA VALUTAZIONE GENETICA PER LA TROMBOFILIA

L’emostasi è un delicato processo che deriva dall’equilibrio di fattori proaggreganti ed antiaggreganti. Tale equilibrio è mantenuto da una serie di fattori ambientali e genetici. La trombofilia è un disordine associato a uno stato di persistente ipercoaguabilità e tendenza alla trombosi causato da uno squilibrio emostatico verso uno stato procoagulante. Considerata l’elevata prevalenza di mutazioni procoagulanti nella popolazione generale e lo stato di ipercoaguabilità fisiologica tipica della gravidanza, la trombosi placentare o e sistemica, rappresenta la principale causa di morbilità e mortalità materno-fetale e di infertilità nella donna. Nella donna infertile è quindi fortemente consigliato lo studio delle principali mutazioni associate a stati trombofilici.  La familiarità inoltre, se associata ad altri fattori di rischio, aumenta esponenzialmente il rischio relativo del singolo paziente. Le mutazioni genetiche che più spesso sono responsabili della predisposizione sono alterazioni geniche che coinvolgono in principal modo loci responsabili dell’omeostasi coagulativa, ma anche dello stato di ossidoriduzione, del metabolismo lipidico, e della pressione arteriosa. Lo studio dell’assetto molecolare, assieme ai parametri clinici, ecografici etc., consente quindi un inquadramento più corretto dello stato del rischio del paziente e della sua famiglia e quindi un’adeguata terapia e un follow-up personalizzato. Le principali mutazioni, quelle generalmente richieste per l’indagine sono:

Studio fattore V

Il fattore V è un cofattore fondamentale per l’attivazione della protrombina in trombina.

Il suo effetto coagulante è normalmente inibito dalla proteina C che scinde fattore V inattivandolo. Una mutazione specifica, denominata variante di Leiden, rende il fattore V resistente alla proteina C, sfuggendone alla regolazione e producendo stato procoagulante.

Studio fattore II

Il fattore II o protrombina catalizza la produzione di fibrina a partire dal fibrinogeno.

La variante genetica G20210A comporta una maggiore espressione dell’RNA messaggero della protrombina e di conseguenza una maggiore produzione di fibrina.

Studio gene MTHFR

L'enzima metilen-tetraidrofolato-reduttasi (MTHFR) regola il processo di rimetilazione dell’ omocisteina a metionina.

I polimorfismi genetici del gene MTHFR causano una riduzione una riduzione dell’attività enzimatica con conseguente aumento dell’ omocisteina plasmatica.

L’ eccesso di omocisteina a sua volta, attraverso meccanismi ancora poco conosciuti, provoca dano endoteliale a livello arterioso producendo un’accelerazione del processo aterosclerotico. 

 

Le altre indagini da effettuare oltre alle principali sopra elencate sono:

  • PAI-1 4G/5G
  • Beta Fibrinogeno G-455°
  • HPA-1 (Human Platelet Alloantigen)
  • Fattore XIII